Con quella prudenza asciutta che è propria del carattere friulano, Roberto Snaidero, presidente di Federlegno Arredo, valuta la condizione del settore, alla vigilia del Salone del Mobile di Milano, «con cauto ottimismo». E un'attesa fiduciosa del prossimo salone (13/18 aprile) che, raddoppiato nel Salone internazionale del mobile e Salone internazionale del complemento d'arredo, lo scorso anno ha raggiunto cifre da record: 1.973 espositori, 189.655 visitatori, 3.752 giornalisti accreditati. «Ma i dati del 2004 sono abbastanza positivi e confermano che in questa particolare congiuntura, caratterizzata da una combinazione prodotto/mercato molto variabile, riusciamo a tenere il passo. Certo, è necessario impegnarsi molto perché i mercati non sono stabili e registrano continui cambiamenti».
Per esempio ?
«La Germania, che è sempre stata un punto di riferimento, oggi perde il 5,2%. Gli Stati Uniti sprofondano addirittura del 14,3%. Ma la Russia cresce del 23,3%, gli Emirati Arabi Uniti del 69,4%. E se Hong Kong scivola del 12,7%, la Cina cresce del 39,8%. Questo significa che bisogna ampliare i punti di sbocco e individuare mercati emergenti. Devo dire che, quando gli imprenditori del nostro settore hanno capito di essere in affanno, si sono mossi subito e hanno affrontato strategie diverse, che sono state premiate dalla diffusione. Infatti, il design italiano è presente in ben 204 Paesi. Oggi ci sono concorrenti inaspettati, ma quando il consumatore chiede qualità, è sempre la nostra proposta a essere riconosciuta come la più valida».
Quindi siamo obbligati a diventare gli specialisti del lusso?
«Ma la qualità è un concetto più ampio e differente, che si può avere anche in prodotti che non appartengono alla nicchia ristretta del lusso. Perché noi imprenditori il design sappiamo farlo. Sappiamo capire il progetto e darne un'interpretazione sottile, mentre forse, noi italiani, non sappiamo progettarlo».
Gli italiani non sanno progettare il design?
«Basta vedere quanti sono gli stranieri che lavorano per noi, attirati proprio da quella creatività aziendale che permette di ideare i processi necessari per soluzioni sempre diverse. Per questo, anche se i nuovi concorrenti hanno il vantaggio di un costo del lavoro bassissimo, non possono dare quello che offriamo noi».
Estratto da CorrierEconomia del 4/04/05 a cura di Pambianconews