Il Drago cinese comincia a colpire duro. A febbraio le importazioni in Italia del tessile rispetto a un anno fa sono cresciute di quasi il 64% (63,7) e quelle dell'abbigliamento del 41,3%. Su gennaio, secondo i dati Istat diffusi ieri, l'import-boom si riduce ma è sempre forte e di poco superiore al 30%. Per il viceministro al Commercio con l'estero Adolfo Urso di tratta di una «vera e propria invasione». Tuttavia, secondo Urso, la filiera del made in Italy nei confronti dei Paese extra Ue ha complessivamente dimostrato una forte vitalità crescendo nei primi due mesi dell'anno di oltre il 18%, tre volte di più delle importazioni (5,6%).
I dati che riguardano la Cina hanno allarmato tutta Europa. Cina a parte, a soffrire è tutta la nostra bilancia commerciale nei confronti dei Paesi extra Ue che continua ad essere negativa per il terzo mese consecutivo, come osserva l'economista Roberto Monducci, direttore Istat per gli scambi con l'estero. Oltre al tessile, altri settori hanno dominato in febbraio a nostro sfavore nella bilancia commerciale come quelli energetico (+ 28,8%) e dei prodotti siderurgici (+34,3%). L'Italia ha invece aumentato la propria penetrazione all'estero nel settore alimentare (+9,6%), nel tessile e abbigliamento (+8,3 e 18,2% nel bimestre), nelle fibre sintetiche (+16,4%), nel cuoio (+6,3%).
Il capitolo Cina, anche se largamente previsto dopo la fine nel dicembre scorso dell'accordo multifibre, ha catalizzato le reazioni. Michele Tronconi, numero due di Euratex e del Sistema moda Italia (Confindustria), precisa che l'industria tessile europea «non chiede altro che l'applicazione degli strumenti previsti dagli accordi che hanno portato la Cina, nel 2001, ad essere membro del Wto».
Corrono le importazioni dalla Cina: a febbraio, rispetto allo stesso periodo del 2004, nel settore tessile sono cresciute del 63,7% e in quello dell'abbigliamento del 41,3%. Il dato sulla forbice che caratterizza l'interscambio Italia-Cina è eclatante e conferma la sofferenza della nostra bilancia commerciale, che lo scorso mese ha segnato un disavanzo di 1.128 milioni.
Estratto da Corriere della Sera a cura di Pambianconews