Utile in crescita del 17,5% a 108,3 milioni e raddoppio del dividendo da 11 a 22 centesimi. Se aggiungiamo che nel 2004 il fatturato di Bulgari ha sfiorato 828 milioni di euro (+12,1% a cambi comparabili) e che il debito è stato azzerato (era di 300 milioni di euro nel 2001) abbiamo la radiografia di un'eccezione nel panorama un po' frusto del lusso made in Italy. «Siamo molto soddisfatti», dice Francesco Trapani, amministratore delegato del gruppo Bulgari. |
Perché Bulgari va bene mentre il lusso made in Italy è in crisi?
«Purtroppo abbiamo una classe dirigente di una qualità inferiore rispetto a quella dei grandi paesi stranieri. A parte alcune eccezioni i nostri manager e imprenditori sono meno ambiziosi e hanno una capacità di gestione insufficiente. In molti casi hanno messo i remi in barca invece di rischiare affidandosi al mercato dei capitali».
È un'accusa al capitalismo famigliare?
«Ci sono famiglie avvedute come la mia e altre che non lo sono. Nella mia famiglia visto che c'era un membro con capacità di gestione l'hanno messo alla prova e l'hanno supportato. Certo, Bulgari è controllata dal nucleo familiare ma se l'amministratore delegato non porta i risultati viene licenziato. Questi sono i patti. E fanno di Bulgari un gruppo che si comporta come un'azienda pubblica. Dietro di me c'è un ottimo team manageriale e non ci sono parenti. In altre imprese, invece, bisogna trovare il posto per il fratello, affidare il marketing alla cognata, sistemare i nipoti».
Estratto da La Repubblica del 23/03/05 a cura di Pambianconews