Contrariamente al credo di massa, non è più solo la tomaia delle calzature a essere imitata e le aziende sotto tiro si mobilitano con ogni mezzo, dalle vie legali alla denuncia all'Agenzia delle dogane, fino alla brevettazione di intere collezioni.
Per risalire all'unico caso "urlato" di suole clonate nel 2005 bisognava essere nella mailing list della Cesare Paciotti. L'azienda marchigiana, dopo aver visto decollare l'interesse per il fondo simil porfido della linea sportiva Paciotti 4 Us, ha intrapreso la vie legali contro l'impresa accusata di imitare i modelli. Risultato: soluzione amichevole con il competitor e cambio di strategia trasformando la clonazione di suole in caso mediatico. "Se cercano di imitarci mescoliamo le carte cambiando dimensioni, materiali e carattere del brand", spiega Marco Calcinaro, direttore marketing della Cesare Paciotti, "e questo si rivela fondamentale in mercati come la Turchia, dove le copie sono identiche e si rischia che i modelli e le suole contraffatte superino gli originali".
"La realtà è che l'Italia sente poco il problema e anche le aziende si sono mosse in ritardo", sottolinea Alberto Del Biondi, designer di collezioni sportive per Pirelli e Stonefly, "in particolare sono stati trascurati i budget per le brevettazioni ornamentali, di solito appannaggio di pochi big come Nike, Puma, Reebok o Adidas che gestivano la registrazione di ogni dettaglio".
Estratto da ItaliaOggi del 16/03/05 a cura di Pambianconews