Non è più Hong Kong la porta d'ingresso occidentale alla Cina. Shanghai, la città che vive intorno al fiume Huang pu, l'ha spodestata e ora punta a raccoglierne i fasti di capitale del lusso d'Oriente. Tanto che il suo lungofiume, il Bund per i cinesi, ha smesso di essere la strada delle lanterne. Ora è il quartiere più chic della città. Dove Armani, Ferragamo, Gucci e Benetton hanno aperto avamposti per conquistare cuore e portafoglio dei nuovi ricchi del Far East. Qualcuno già ci è riuscito. Come Zegna, pioniere assoluto, che possiede in Cina una rete di 50 negozi. E Diego Della Valle (nella foto), un maestro capace di rivisitare lo stile italiano in chiave shaolin. |
«Essere presenti in Cina, spiega Maurizio Forte, direttore dell'Ice di Shanghai, è ancora costoso, soprattutto per le aziende medio-piccole». Oggi, l'import di moda dall'Italia ha un valore di soli 250 milioni di euro, in larga parte costituito da filati per l'industria tessile. Solo il 10% è costituito da prodotti finiti. «Redditività e volumi di vendita non sono elevati, continua Forte, ma sta aumentando il numero dei consumatori medio alti che cercano prodotti italiani. E li trovano solo con difficoltà. Perciò, se l'investimento per le aziende è ingente, nel lungo periodo pagherà
Estratto da Finanza&Mercati del 12/03/05 a cura di Pambianconews