L'orazione funebre l'ha recitata Vittorio Tabacchi, presidente di Safilo ma soprattutto erede di una delle famiglie che hanno fatto la storia del polo bellunese dell'occhialeria: il distretto non esiste di fatto più, la rete di terzisti e di indotto è destinata all'estinzione. Nell'affermazione c'è un alto tasso di verità, ma quello che è rimasto al di fuori dei quattro big dell'occhialeria – Luxottica, Safilo, De Rigo e Marcolin – rifiuta una prospettiva così chiusa.
Fra le montagne bellunesi da sempre si produce 1'80% dell'occhialeria europea ma negli ultimi tre anni hanno chiuso i battenti 144 aziende su 750 e sono andati perduti quasi 2.400 posti di lavoro su 14mila. Nel prossimo biennio si parla di almeno altri 2mila occupati in meno. «Solo ora facciamo un po' di lavoro assieme, dice Giorgio Ciotti, presidente dei produttori piccoli e medi di Assindustria, siamo appena stati alla fiera di Shanghai con 15 aziende ed il riscontro è stato più che positivo. Si comincia a costruire un'immagine anche al di fuori dei grandi produttori».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 11/03/05 a cura di Pambianconews