Noi «non cambiamo di una virgola». Parla scandendo le parole, Eugenio Canali. E, dunque: solo abiti sartoriali, solo abiti da uomo e, so |
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«Resteremo in pochi. Basta guardare la nostra zona: vent'anni fa in Brianza eravamo in 23, ora siamo gli unici. Fatalmente il tessile-abbigliamento subirà la concorrenza e sparirà chi non è organizzato sul prodotto e sulla produzione».
Perché restate in Italia?
«Per sinergie industriali e logistiche. Abbiamo scelto di fare solo capi sartoriali perché è la massima espressione del prodotto. E di realizzarli solo in fabbriche di proprietà perché la qualità del prodotto è frutto di un lungo, costante e costoso addestramento, che è possibile ed economicamente opportuno realizzare solo in proprie fabbriche. Infine, solo in Italia per fattori umani, ovvero problemi di lingua, di psicologia e di rapporti umani, e per fattori logistici, cioè rapidità di collegamento con la sede centrale, costanza dei collegamenti e sinergie dei costi».
Crede che le vostre dimensioni siano giuste? Perché non entrate, per esempio, nel segmento femminile?
«Essere specializzati è fondamentale, anche ciascuna nostra impresa è specializzata in qualcosa di particolare, gli abiti, le giacche e i cappotti, i pantaloni di lana e così via. Quanto al crescere, noi miriamo ad arrivare a 1.400 capi al giorno, rispetto agli attuali 1.320-1.340, poi ci fermiamo lì. Ho sempre in mente la favola della rana (il ranocchio, tra l'altro, è il nostro simbolo), e del bue: la rana è invidiosa, si gonfia, si gonfia e poi scoppia. Ho sotto gli occhi troppi esempi di aziende che per cercare le dimensioni hanno perso il controllo. Credo che si debba essere coscienti dei propri limiti e cercare di essere ottimali rispetto ai propri mezzi, alla propria organizzazione e al proprio mercato».
Estratto da CorrierEconomia del 14/02/05 a cura di Pambianconews