Non pensano alla Borsa. Non hanno problemi di successione, né di bilancio, grazie a una politica gestionale accorta, che li ha tenuti lontano da acquisizioni frettolose spingendoli piuttosto a concentrarsi sul core business. La storia imprenditoriale di Domenico Dolce e Stefano Gabbana è decisamente in controtendenza rispetto a quella di numerosi competitor. E i numeri lo confermano: l'esercizio fiscale 2003-2004 è stato archiviato con un fatturato consolidato di 585,1 milioni, + 23,2%. Se poi si va a fondo nei conti del wholesale, che comprende anche i licenziatari, il fatturato va a 867,5 milioni (+15,1'%).
In salita è anche il margine operativo lordo, + 34,5% a 120,2 milioni. Così come il reddito operativo pari a 99,8 milioni (+ 38,5%) e l'utile netto passato da 41,1 a 55,5 milioni. E la posizione finanziaria netta, al 31 dicembre scorso, è migliorata passando da – 39,6 a -18,2 milioni.
«I risultati sono frutto di una strategia di investimento sul core business che ha consentito un apprezzamento sempre maggiore da parte del mercato», spiega Cristiana Ruella, direttore affari generali del gruppo. Il tutto, grazie a un prodotto innovativo e di qualità e a una politica di comunicazione di rottura, per la quale il gruppo investe ogni anno oltre 60 milioni di euro, compresi gli eventi promozionali e le sfilate.
Estratto da Economy del 4/02/05 a cura di Pambianconews