Fatturati in calo o al massimo stabili. E utili sempre più risicati. È questa la fotografia dell'industria dell'abbigliamento formale maschile scattata da Pambianco Strategie di Impresa sulla base dei bilanci 2003 e sui primi preconsuntivi 2004, per un settore la cui produzione ancora non risente particolarmente della concorrenza internazionale, ma che subisce però la stasi generale dei consumi. “Il comparto, è il commento di Carlo Pambianco, si avvia a chiudere un 2004 senza crescite delle vendite, al massimo con un leggerissimo miglioramento dei margini di redditività”. La situazione insomma non è tragica, ma chi si attendeva un rilancio deciso sta per essere deluso ancora una volta.
I dati di base dell'industria produttrice di abbigliamento formale per uomo sono infatti, al momento, quelli del 2003. Un periodo nel quale l'analisi Pambianco di 27 tra le aziende più significative evidenzia una flessione dei ricavi del 6,3% sul 2002, con un fatturato globale del campione in esame pari a 1.164 milioni di euro. “Se un miglioramento ci sarà, commenta ancora Carlo Pambianco, sarà un miglioramento sicuramente risicato. Le aziende hanno visto contrarsi i margini di redditività nonostante una politica di revisione e di contenimento dei costi generalizzata”.
La colpa? Per una volta non dei “soliti” concorrenti di aree del mondo che producono a prezzi stracciati. “Nell'abbigliamento uomo, specie per le produzioni di qualità quali quelle italiane, prosegue Pambianco, non si rileva ancora una problematica specifica legata alla concorrenza di Paesi come la Cina, che invece impensierisce non poco altre tipologie di prodotti tessili e d'abbigliamento. Il problema è il mercato, che è fermo sia a livello europeo che internazionale”.
Estratto da del 11/10/05 a cura di Pambianconews