Statuti, perizie, pareri legali: tutte le carte sono arrivate entro il 23 dicembre, l'antivigilia di Natale. Quando, secondo la tabella di marcia concordata tra il presidente Santo Versace e l'ad Giancarlo Di Risio, la vecchia Gianni Versace spa ha dato esecuzione al progetto di spin-off della maison. Dai conferimenti della capogruppo sono nate due società. Anzitutto la nuova Versace spa, l'azienda operativa, proprietaria del marchio: il ramo trasferito è stato valutato 313,5 milioni lordi, con un valore di conferimento netto alla newco pari a 131,6 milioni (al netto dei debiti).
La neonata Versace spa ha tutto il corredo operativo per andare avanti da sola: brand, licenze, coordinamento gestionale, unità operative dei settori abbigliamento (Novara) e accessori (Burago di Molgora),16 boutique dirette e quattro outlet store. La seconda società nata nel riassetto è invece la Verim a cui sono stati trasferiti il palazzo milanese di via Gesù (40,6 milioni a perizia, pari a 11 mila euro per metro quadrato utile dei tre piani più l'interrato) e la boutique di Porto Cervo, l'unica con i muri in proprietà (stimata 4,4 milioni).
Il doppio spin-off ha un obiettivo dichiarato: mettere ordine e dare trasparenza al gruppo, separando i cespiti aziendali dai beni di famiglia. Fino alla conseguenza più netta: Santo e la sorella Donatella hanno accettato di restare fuori dai board delle due aziende. Presidente dell'operativa è Di Risio, amministratore della Verim è Mario Magenes. La proprietà si esprimerà d'ora in avanti solo nella vecchia Gianni Versace spa ridenominata Givi holding, una cassaforte con le opportune disposizioni e patti tra gli azionisti Santo (30%), Donatella (20%) e sua figlia Allegra Beck (50%). Non per caso nella Givi sono rimasti gli immobili in uso alla famiglia (appartamenti a Milano, la villa di Moltrasio sul lago di Como).
Estratto da Il Mondo del 7/01/05 a cura di Pambianconews