Chi ha rapporti con lui lo descrive come molto, molto affaccendato. E d'altra parte non può essere diversamente essendosi catapultato, Andrea Guerra, in un'azienda come Luxottica, che fa ottimi utili, è in piena corsa, ed è impegnata in un business, gli occhiali, che rispondono a logiche completamente diverse da quelle dell'impresa da cui il manager proviene, cioè Merloni, da poco rinominata Indesit. Non solo: un'azienda che ha un imprenditore forte come Leonardo Del Vecchio, che Luxottica l'ha creata e modellata su se stesso (mentre Indesit era già di seconda generazione), e una struttura manageriale che si conosce e si è consolidata in molti anni di lavoro comune.
Guerra è arrivato come amministratore delegato del gruppo alla fine dello scorso luglio. E a febbraio comincerà anche ad apparire, presentando il piano dell'integrazione della neo-acquisita Cole e la strategia complessiva del gruppo. Quanto a Del Vecchio, mentre da una parte va allo stadio con il suo amministratore delegato, dall'altra sembra quasi studiarlo, seguendo da vicino quella sua scelta che può rivelarsi la chiave per assicurare a Luxottica un futuro di nuova espansione, perché l'azienda non finisca per sedersi sugli allori.
Ma che dev'essere gestita bene per non provocare un rigetto, come in altre società è successo. Un «trauma controllato», insomma. Anche se è ancora presto per poter dire cosa succederà, Luxottica sembra oggi riuscire a tenere insieme vecchio e nuovo, la sua storia e la sua «anima» e il suo futuro.
Estratto da CorrierEconomia del 20/12/04 a cura di Pambianconews