“Sosteniamo che lo sviluppo del settore tessile non passi attraverso forme di protezionismo, ma da una sana e leale competizione. Affinchè ciò possa avvenire è necessario che le regole di accesso ai mercati siano chiare e rigorosamente reciproche”. Lo ha dichiarato Tito Burgi, presidente dell'Associazione tessile italiana (Ati), intervenendo al congresso promosso da “Tessile di Como”, cui ha partecipato anche il vice ministro alle Attività Produttive Adolfo Urso.
Condivise dall'Ati e dallo Smi sono le preoccupazioni espressa dal vice ministro Urso sull'aggressività dell'export cinese. “La Cina, ha detto Burgi, gode di enormi vantaggi dal punto di vista valutario: si ritiene che lo yuan sia sottovalutato oggi fino al 40% rispetto al dollaro. Inoltre, fatto pari a 100 il costo orario del lavoro italiano, il costo del lavoro cinese oscilla fra 3 e 5”.
Ricordando i dati del comparto tessile (68 mila aziende e 570 mila addetti, un fatturato annuo di 43 miliardi di euro, un attivo commerciale di 2,7 miliardi di euro nel 2003, pari al 43% dell'industria manifatturiera italiana), Burgi ha concluso dichiarando di “contare sull'appoggio e sulla competenza del ministro Urso, ma il tempo a nostra disposizione è limitato”.
Estratto da Apcom del 30/11/04 a cura di Pambianconews