Quello del lusso è un mercato che a livello mondiale vale 130 miliardi di euro e che forse potrebbe valerne molti di più. Ma, soprattutto per quanto riguarda le aziende del sistema Italia, è un settore che non ha ancora superato un triennio difficile.
E vista l'aria che tira sul fronte dei consumi anche nel 2004 lo sprint sul fatturato di fine anno è legato agli accessori. Rispetto all'abbigliamento sono oggetti che hanno un costo unitario inferiore: è decisamente meno impegnativo comprare una borsa o un paio di occhiali o un profumo rispetto a un'abito da uomo. «Il segmento accessori è quello che ha retto di più alla crisi degli ultimi anni precisa Carlo Pambianco, presidente dell'omonima società di consulenza, ed è una tipologia che va molto sia in Usa e sia in Asia, mercati di primo piano per il lusso (sul fatturato in entrambe le aree ha un peso del 30%). Ed è probabile che tirerà la volata di fine anno visto che per le aziende del lusso il quarto trimestre (da ottobre a dicembre) corrisponde a quella che in Usa è chiamata holiday season, molto importante per i fatturati alla luce delle vendite natalizie».
«Per esempio la pelletteria per Tod's e Ferragamo, continua Pambianco, è quasi il 100% del business. Lo stesso per Prada, azienda per la quale l'accessorio vero e proprio è rappresentato solo da cosmesi e occhiali (nel 2003 solo il 2% del fatturato) mentre nel 2003 per Gucci il fatturato legato a prodotti diversi dall'abbigliamento ha pesato per l'81%, considerando che su 2,1 miliardi di fatturato 600 milioni sono arrivati dai profumi e gioielli. Più limitata l'incidenza per Armani (solo il 47%), Dolce&Gabbana (45%; su 868 milioni di fatturato 70 sono arrivati dalla pelletteria e 310 da profumi, occhiali e orologi)».
Estratto da Plus – Il Sole 24 Ore del 13/11/04 a cura di Pambianconews