Da laboratorio di corsetteria di una città di provincia a marchio del made in Italy conosciuto nel mondo: questo il percorso del gruppo La Perla. Tutto è iniziato esattamente 50 anni fa, con il negozio aperto nel 1954 da Ada Masotti nel centro di Bologna. Oggi l'azienda è guidata dal figlio Alberto, mentre la nipote Anna è “fashion coordinator” del gruppo.
Quali effetti avrà la fine dell'accordo multifibre sul settore dell'intimo?
Per il nostro settore sarà un colpo molto difficile da attutire. Parlo in generale, naturalmente. Da tempo tutti subiamola concorrenza, leale e sleale, dei produttori del Far East e soprattutto della Cina e con il gennaio 2005 la situazione sarà ancora più difficile. Personalmente non credo che la soluzione sia quella di creare altre barriere, ripristinare misure protezionistiche. Meglio trovare il giusto equilibrio tra esigenze di un libero mercato globale e mantenimento di un sistema di regole che valga per tutti. Un obiettivo difficile, ma che bisogna perseguire, a livello aziendale e istituzionale.
La Perla punta a un target molto alto. Forse nel vostro caso i pericoli rappresentati dalla Cina e dal Far East sono minori?
Diciamo che siamo preoccupati, ma non abbiamo paura. I nostri prodotti sono di qualità altissima e hanno un valore aggiunto di creatività e innovazione che rende molto difficile la vita a chi fa contraffazione. Ma non siamo immuni da questo pericolo. In passato siamo stati copiati, ne siamo stati danneggiati, e lo saremo ancora in futuro. Nel nostro caso però la copia arriva con un certo ritardo: i contraffattori hanno bisogno di studiare con cura il prodotto per poterlo copiare e a volte forse non gli conviene neppure. È diverso, naturalmente, per aziende che si posizionano su un livello diverso dal nostro: sono più vulnerabili.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 20/10/04 a cura di Pambianconews