«Che si parli di Nordest o dell'economia a macchia di leopardo la cosa importante è che tutti iniziano a rendersi conto delle difficoltà, e questo è un buon punto di partenza, dice Alessandro Benetton. Negli imprenditori c'è sicuramente una disponibilità a riflettere su alcuni temi con maggior apertura rispetto al passato. Certo, questo nasce da un bisogno, ma è un segnale positivo di cui bisogna tener conto». Benetton, 40 anni, è imprenditore in proprio con la 21 Investimenti, la società di private equity di cui festeggia quest'anno i 10 anni di attività.
Certo, è difficile trasferire l'azienda, perché, come dice il presidente di 21 Investimenti, è un po' come un abito su misura: è sempre complicato farlo indossare da altri: «Uno costruisce l'azienda su di sè, su certe caratteristiche che non è detto che siano quelle necessarie per il futuro ma che sono legate alla propria persona e alle persone di cui ci si circonda. E più un'impresa è piccola più le analisi diventano umorali».
Già, ma allora che fare? Dipende, risponde, dalle dimensioni. Per le piccole, le piccolissime imprese, secondo Benetton la strada è quella dell'aggregazione o condivisione; mentre per le medie «in molti hanno proposto il mondo del private equity e io credo che sia effettivamente una possibilità. Investire in un'impresa piccola o media comporta lo stesso sforzo, ma le micro imprese, pur avendo saputo affrontare bene il mercato perché fortemente flessibili, non hanno le risorse necessarie a investire in manager e nella ricerca e sviluppo, che sono poi gli elementi che portano alla crescita».
Estratto da CorrierEconomia del 12/07/04 a cura di Pambianconews