La rivoluzione del lusso è già cominciata. «Non so tra quanto tempo, ma accadrà: il settore si sta rivolgendo a un pubblico sempre più di massa e il cambiamento definitivo sarà sancito dall'ingresso delle grandi griffe nella pubblicità televisiva». Patrizio Bertelli diceva queste cose in privato quindici anni fa, ricordando il passaggio precedente: quello dai giornali specializzati alla stampa d'informazione quotidiana. E oggi, la previsione dell'imprenditore toscano, marito di Miuccia Prada, appare più attuale di allora.
La televisione non è ancora diventata lo strumento di comunicazione delle campagne di Armani, Louis Vuitton o Gucci (profumi e occhiali a parte), ma l'allargamento del mercato è un dato di fatto, grazie sia all'ingresso di Paesi nuovi come la Cina e l'Est europeo, sia alla crescita del potere di acquisto di fasce consistenti di consumatori.
Dal quartier generale di Gucci buttano acqua sul fuoco alimentato da chi teme una brusca inversione di rotta del gruppo: «Sono contrario alla massificazione e personalmente non ho esperienze di mass market, sottolinea Giacomo Santucci, presidente e amministratore delegato di Gucci Spa. Certo, c'è stato un ampliamento della base di consumo, perché c'è più potere d'acquisto e il mercato mondiale è più grande, ma la gente continua a chiedere qualità e identificazione con l'immagine di un marchio: abbassare il target sarebbe un errore ed è escluso che Gucci faccia questa scelta».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 2/07/04 a cura di Pambianconews