Primigi ha quasi 30 anni, mentre la maggior parte dei suoi clienti continua ad averne 12 al massimo. Luciano Bagnobianchi, amministratore delegato della Igi, l'azienda di Perugia cui fa capo il marchio di scarpe per bambini, spiega che il mercato è più vivo che mai e che Primigi, tra i leader in Italia, sta conquistando Paesi “difficili” come gli Stati Uniti.
Qual è il giro d'affari dell'azienda?
Primigi fa capo alla divisione Igi del gruppo Imac, che è fra i primi cinque produttori di calzature in Italia, con un fatturato di oltre 100 milioni di euro, 500 dipendenti e altre 5mila persone coinvolte dall'indotto in Italia e all'estero. Come Primigi produciamo 2,5 milioni di scarpe all'anno. I ricavi 2003 hanno sfiorato i 52 milioni di euro.
Come avete affrontato la crisi del settore delle calzature?
Il primo segreto di Primigi è il rapporto qualità-prezzo, al quale i clienti sono particolarmente attenti in momenti di difficoltà. Ma c'è anche il fattore innovazione, da sempre un nostro punto di forza. Siamo stati i primi a proporre le scarpe in gomma vulcanizzata nelle collezioni destinate al pubblico dei piccoli. E a creare brevetti esclusivi nel segmento dei primi passi e nei sottopiedi. Questi risultati sono il frutto di investimenti costanti in ricerca e sviluppo. Per tutti questi motivi oggi siamo leader in Italia nelle scarpe per bambini.
Su quali mercati esteri state puntando?
Quello americano è senz'altro tra i mercati più interessanti. Dobbiamo perfezionare il canale distributivo, ma partiamo da una certezza: nonostante l'andamento dell'euro e la concorrenza dei produttori asiatici, che hanno messo in ginocchio molte aziende del made in Italy e non solo nel settore delle calzature, Primigi continua a conquistare clienti americani. Anzi, le scarpe per bambini Primigi stanno diventando una specie di status symbol, ma, incredibilmente, per una volta, uno status symbol che non ha prezzi stratosferici.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 15/06/04 a cura di Pambianconews