Cina e Italia firmeranno un accordo sulla tutela della proprietà intellettuale. Lo ha anticipato ieri il vice ministro con delega per il Commercio estero, Adolfo Urso, precisando che la firma avverrà in occasione della visita del premier cinese Wen Jiabao in programma giovedì e venerdì a Roma. «La Cina ha approvato la legge sulla proprietà intellettuale nel novembre del 2002, come prevedevano le condizioni del suo ingresso nel Wto. Il problema, però, è rendere le norme efficaci, applicarle alle realtà locali. Ma servono anche accordi per la gestione dei contenziosi», ha spiegato Urso. L'intesa farà parte di un pacchetto di una decina di accordi che i due Paesi stringeranno durante la due giorni romana. Perché un accordo bilaterale con l'Italia sulla contraffazione? «Perché le imprese italiane sono le più colpite dalla contraffazione.
Che un accordo con la Cina su marchi e brevetti sia una «svolta storica» lo ha sottolineato anche il ministro per le Attività produttive, Antonio Marzano, da Capri, ricordando i recenti decreti firmati a sostegno del Made in Italy. Sono state introdotte norme sull'etichettatura di origine, l'introduzione di un marchio di qualità con il logo dell'uomo vitruviano di Leonardo; è stato istituito il comitato anticontraffazione e si sono previsti gli uffici di assistenza legale per le imprese italiane all'estero. Il premier cinese guiderà una delegazione di 100 imprenditori e istituzioni cinesi. La visita sarà dominata da un seminario sulla promozione degli investimenti Italia-Cina, al quale si sono iscritte circa 250 imprese italiane, ma saranno oltre 700 le società nostrane che parteciperanno alla kermesse con incontri individuali.
L'intensificazione dei rapporti tra l'Italia e la Cina, dal punto di vista economico, rientra nel Progetto Marco Polo, che ha tre obiettivi principali: l'incremento dei flussi turistici, degli investimenti cinesi in Italia e dell'interscambio commerciale. E che la Cina sia «un'opportunità enorme», lo ha ribadito ieri anche Cesare Romiti, presidente di Rcs Quotidiani, nonché della Fondazione Italia-Cina, invitando gli imprenditori italiani ad «avere coraggio» e a «rischiare».
Estratto da Corriere della Sera del 4/05/04 a cura di Pambianconews