Dopo il boom degli scorsi anni, i private equity che investono nel settore lusso iniziano a incontrare le prime difficoltà. è il caso di Opera, il fondo che fa capo alla famiglia Bulgari (50% del capitale) che, investiti in griffe di prestigio i 225 milioni raccolti con Opera1, incontra ora non poche difficoltà a reperire i capitali necessari per far decollare Opera2. A pesare sono i conti delle partecipate, come la Bruno Magli rilevata nel 2001 per 150 milioni e che necessita già di una ricapitalizzazione da almeno 30 milioni. Stesso discorso per altri marchi come B&B Italia di cui Opera1 ha rilevato il 55% del capitale per 137 milioni giusto a dicembre e che ancora non riesce a scrollarsi di dosso le difficoltà finanziarie nonostante l'ottimo brand e la forza dei suoi prodotti.
Per quanto riguarda Sector (di cui il fondo possiede il 77% acquistato per 100 milioni), il piano di ristrutturazione procede secondo i programmi, ma ancora non ci sono i numeri per lo sbarco in Borsa, inizialmente previsto per la prima parte del 2004. Come risultato è lo stesso fondo Opera1 guidato da Renato Preti a necessitare di un'iniezione di liquidità pari a circa 30 milioni per sostenere i programmi delle controllate, ma gli investitori starebbero prendendo tempo.
E le difficoltà di Opera1 non sono certo il miglior biglietto da visita per raccogliere risorse per Opera2, il cui lancio probabilmente slitterà a tempi migliori. Nel portafoglio di Opera1 ci sono in tutto sei investimenti, tra cui il 75% di Unopiù, azienda specializzata nell'arredamento da esterni (60 milioni d'investimento), Itama, società emiliana di motoscafi di cui il fondo ha il 75% del capitale (15 milioni), e il 31% della catena di ristoranti Ag Ferrari Foods.
Estratto da Finanza&Mercati del 13/04/04 a cura di Pambianconews