Le intenzioni di Santo e Donatella Versace sono riassunte nel mandato agli advisor Lazard e Csfb: assegnazione di una quota fino al 49% della maison a un fondo di private equity, con il 10% in vendita diretta e il 39% attraverso un aumento di capitale riservato. Il tutto con una valutazione di 150-170 milioni per la minoranza che tuttavia avrà un peso rilevante nella gestione della Gianni Versace. II partner avrà infatti voce in capitolo nella scelta e nell'attuazione del piano industriale, che dovrà portare la griffe della Medusa a 524 milioni di ricavi nel 2006 con un mol del 16,4%. Anche gli accordi di way out,
cioè il futuro disinvestimento del fondo, sono già ipotizzati.
Strada maestra è la quotazione in Borsa, altrimenti scatteranno dei patti di co-vendita. Restano però due nodi: chi venderà e a quale prezzo. Sul 10% messo a disposizione dalla famiglia, Donatella propone una vendita pro-quota: cederanno il 3%, 2% e 5%, rispettivamente, i soci Santo (ha il 30%), Donatella stessa (20%) e sua figlia Allegra (50%) che a giugno sarà maggiorenne. Una soluzione che non sembra condivisa da Santo, più propenso a ottenere un significativo alleggerimento della quota della nipote. Un altro scoglio è la valutazione di 150-170 milioni per il 49%, ritenuta elevata sul mercato. Per questo gli advisor hanno ipotizzato un'operazione per tranche, in due tempi, con l'aumento di capitale subito e la cessione del 10% a turnaround compiuto.
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Mondo del 9/04/04 a cura di Pambianconews