Un personaggio a prima vista scomodo, che non ama essere contraddetto («M infastidisce chi cerca il consenso puntando tutto sull'immagine») Un duro che, a dispetto dell'apparenza, sa delegare («Lo faccio più di quanto si pensi»), che non gradisce scendere a patti («Nell'incertezza impongo le mie scelte») e che di barche ne capisce più che di uomini («Forse è vero»). Hanno fatto storia le sue sfuriate nell'ultima Coppa America, quando #'Luna Rossa'' balbettava per problemi tecnici ingigantiti da un vento dispettoso, e lui si lasciò andare a un «vado là e faccio un macello» che non ammetteva repliche («Ma no, ma no, sono soltanto fantasie giornalistiche. Anche se mi irrita la stupidità della gente»).
Un carattere «forte». A guardar bene Patrizio Bertelli, uomo guida del gruppo Prada, un nome e una garanzia nel campo del lusso («Una parola che odora troppo di calciatori e veline», tiene tuttavia a precisare), imprenditore fuori dagli schemi lo è. Anche se dietro quella sua facciata da gladiatore, quel suo dialogare infarcito di parole forti, quel suo decisionismo da primo della classe («Mai chiuso un bilancio in perdita e mai sceso sotto a un Ebitda, margine operativo lordo, del 14 per cento»), si nasconde un inaspettato profilo di uomo-famiglia. Come quando ricorda con affetto il suo lungo rapporto di coppia e di lavoro con la stilista Miuccia Prada: «L'ho conosciuta al Mipel di Milano del 1977, ci siamo messi insieme due anni dopo per poi sposarci nel febbraio 1988, il giorno di San Valentino. Siamo sempre andati d'accordo, anche se i punti di vista non sono sempre gli stessi, ma mai le nostre divergenze hanno riguardato cose importanti».
Gruppo Prada, si diceva. Un colosso il cui azionariato è spalmato per il 35% nel portafogli di Bertelli e il resto in quello della famiglia Prada, eccezion fatta per una piccola quota che figura nelle mani del commercialista Marco Salomoni. Un colosso che tiene banco, insieme a Gucci, nella #'top 100'' stilata da Interbrand sui più importanti marchi mondiali e che nel 2003 ha contabilizzato ricavi consolidati in linea con l'esercizio precedente a cambi fissi: «1,57 miliardi di euro, ma quest'anno dovremmo fare meglio nonostante il caso Parmalat». «Dagli 1,7 miliardi di euro del settembre 2001 si arriverà al miliardo scarso di quest'anno, per arrivare ai 300 milioni previsti per il 2005» . E per quanto riguarda la Borsa? «E fondamentale per investire, ma si tratta di un punto di partenza e non di arrivo. Purtroppo i fondamentali in questo momento non ci sono».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 29/03/04 a cura di Pambianconews