I francesi ci hanno soffiato Antonio Marras. Sono venuti a Milano, hanno visto sfilare i suoi vestiti, un colpo di telefono, qualche giorno per definire i dettagli e il risultato è che Marras, 43 anni, sardo di Alghero con all'attivo una propria linea di pr�t-à-porter (la Antonio Marras, che funziona bene anche in tempi magri per la moda come questi), lunedì debutta a Parigi come nuovo stilista della griffe Kenzo. Una maison che ha fatto la storia del costume, ma che da un paio di stagioni è in ribasso, impolverata, irriconoscibile, tanto da aver rinunciato a sfilare. Adesso si riparte: nuovi vertici «più in linea» con i gusti e il ritmo di lavoro dell'italiano, nuovo piano di investimenti. Concetta Lanciaux, responsabile per l'Italia del gruppo Lvmh, primo polo mondiale del lusso e proprietario del marchio Kenzo, racconta di averci impiegato un anno e mezzo per scovare l'uomo giusto: «Stavo disperando di farcela, con Arnault che mi punzecchiava: allora, quando lo troviamo questo stilista?». E già la dice lunga sulla penuria di talenti.
Perché dunque, in un clima come questo, la moda italiana non si è tenuta stretta il suo stilista?
Marras, seduto a un tavolo del ristorante all'ultimo piano del building Kenzo (dove si sente già di casa), nel centro di Parigi, risponde: «è un problema di creatività. Prendiamo la mia linea: gli investimenti sul marchio dovrebbero iniziare. Tutti mi domandano: perché non ci sono negozi monomarca? Perché non c'è pubblicità? Sarebbe fondamentale per il lancio definitivo. Invece no: le aziende in Italia non credono nel mio lavoro. Cercano qualcuno che sia creativo, perché se non hai qualche idea in testa non vai avanti, ma poi hanno bisogno di mettere le briglie agli stilisti. Come se fosse solo il mercato a condurre il gioco ed essere creativi significasse fare la giacca con tre maniche. Questo è il problema italiano, abbiamo la fissa che tutto debba essere commerciale».
Non è così?
«Ma questo è un modo di ragionare perdente. Siamo in una fase in cui tutti fanno tutto. Prendiamo Zara: la roba quasi te la regala, come si fa a competere con quelli? La novità sta nel proporre qualcosa di tuo, originale, curatissimo».
Com'è il nuovo Kenzo?
«La collezione nasce da un raccolta, da un accumulo di immagini e sensazioni. è il racconto di un popolo nomade che si sposta, di donne che non hanno casa e si portano addosso tutto quello che possiedono».
Quanto c'è di sardo?
«Di sardo c'è molto Marras».
Più Marras che Kenzo?
«Un Marras che incontra Kenzo, o meglio, un Marras che incontra l'universo orientale, con delle reminescenze kenziane evidenti, ma rinnovate. Per esempio: le stampe non sono di Kenzo, ma potrebbero esserlo. Troppo facile spulciare l'archivio e ricopiare».
Lascerà l'Italia per Parigi?
«No. Alghero è il posto dove lavoro, il progetto Kenzo è nato lì».
Estratto da Corriere della Sera del 4/03/04 a cura di Pambianconews