Lo stile da tycoon l'ha sempre avuto, Leonardo Del Vecchio, 69 anni a maggio, milanese di nascita e bellunese di adozione. In quattro decenni di lavoro ha costruito il leader mondiale degli occhiali, la Luxottica, quotata a Wall Street e Milano, a sua immagine e somiglianza. Con sfide rischiose ma sempre vinte, come le acquisizioni a stelle e strisce del marchio Ray-Ban e delle catene ottiche LensCrafters e Sunglass hut. Ma adesso il re degli occhiali ha sfoderato un piglio spavaldo, quasi da temerario. Il crollo del dollaro impiomba il bilancio 2003 di Luxottica? E lui approfitta dell'euro forte per prendersi a prezzi di saldo i 2.197 negozi di ottica della Cole national di Twinsburg (Ohio), con un'operazione al Nyse che gli costa 320 milioni (più debiti dell'acquisita) ma con un rapporto entreprise value-fatturato di appena 0,5%.
I consumi rallentano? Del Vecchio rilancia diventando il numero uno in Australia, Nuova Zelanda e Hong Kong grazie al takeover sulla Opsm di Sydney, 619 punti vendita, pagata 285 milioni debiti inclusi. Giorgio Armani lo pianta in asso dopo 14 anni di sodalizio? E lui rimpiazza una licenza che valeva 220 milioni di ricavi (oltre 7% del consolidato Luxottica) con le nuove griffe Versace e Prada che generano rispettivamente 90 e 120 milioni di fatturato aggiuntivo all'anno.
Per il gruppo con stabilimenti ad Agordo e quartier generale a Milano, il 2003 è stato senz'altro l'anno più difficile. Il cambio eurodollaro ha tagliato i ricavi a 2,82 miliardi (-11,2%) e inciso anche sull'ebit (-15,3%) e l'utile netto (-9,5%). Ma proprio le ultime operazioni, dagli Usa all'Australia, fino alle nuove licenze, dimostrano la volontà di contrattaccare.
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Estratto da Il Mondo del 20/02/04 a cura di Pambianconews