Mentre Parigi ha chiuso nei giorni scorsi la sua kermesse di alta moda e il fashion system già freme per conoscere le nuove creazioni per l'inverno 2005, l'industria italiana della moda tira le somme. E non c'è da essere ottimisti. Negli ultimi dieci anni i lavoratori in questo settore sono diminuiti del 17%, con una perdita di 180 mila unità, di cui 110.000 solo nel settore delle confezioni. I dati sono stati diffusi dal Cnel (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro), in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e AltaRoma, durante il #'Forum sulle Professioni della moda e gli scenari globalizzati''.
Particolare attenzione, nel corso dell'iniziativa, è stata prestata al tema dell'occupazione femminile. In base all'analisi condotta emerge che quello della moda è l'unico comparto in cui le donne superano in presenza i colleghi uomini. Se, in generale, nel complesso della manifattura un lavoratore su quattro è donna, per l'industria della moda la percentuale sfiora la metà. Le imprenditrici sono oltre 33.500, pari al 52% del totale, con particolare presenza nel tessile e nelle confezioni. Segue il settore delle calzature e pelli/cuoio.
In particolare le donne sono più numerose tra i dipendenti (64%), nel tempo determinato raggiungono il 70%, mentre le impiegate costituiscono la metà degli occupati a tempo indeterminato.
Un settore che presenta, tuttavia, alcune ombre. Per le giovani laureate, infatti, il mondo della Moda rimane inaccessibile. è il 41% di loro che pensa che sia difficile accedervi, mentre per il 17% c'è troppa competitività, con un 12% che ritiene che le competenze richieste non siano chiare. Tra gli aspetti positivi, invece, prevale la possibilità di fare nuove conoscenze (20%), di viaggiare (19%) o di svolgere un'attività molto interessante (17%).
Estratto da MiaEconomia.it del 27/01/04 a cura di Pambianconews