Il tessile abbigliamento europeo «è destinato a scomparire». Edoardo Miroglio, amministratore delegato del gruppo di Alba non usa tanti giri di parole. Anzi, non prova nemmeno a essere diplomatico.
Partiamo dalla tanto attesa ripresa…
«Bisogna distinguere. Da una parte, c'è la situazione dei consumi, che sono in arretramento: con un po' di ripresa economica e grazie alla fortissima deflazione dei prezzi che c'è stata, è facile che una ripresa dei consumi si possa avere. Dall'altra, però, c'è la situazione dell'industria del tessile-abbigliamento europeo».
Chi sarà, allora, a soddisfare la ripresa dei consumi?
«I cinesi, che riforniscono i consumi oggi e l'eventuale aumento futuro».
Quindi, che cosa succederà all'industria del tessile-abbigliamento europeo?
«Sparirà. Questo livello di concorrenza non è sostenibile. Gli imprenditori che resteranno avranno le loro fabbriche in Cina e si allineeranno. Anche perché è chiaro che l'Unione Europea ha zero interesse a difendere il settore, le misure che vengono prese sono palliativi, è come dare l'aspirina a un malato grave».
Perché il settore conta così poco?
«Perché non c'è una Fiat. Siamo migliaia di aziende, è più un business di distretto e, dunque, è meno forte e rappresentativo. Vorrà dire qualcosa il fatto che abbiamo sei fiere che valgono una meno dell'altra. Certo, ciascuna farà il suo piccolo business, ma fa ridere».
I Miroglio sono spesso citati come esempio positivo, insieme agli Zegna, ai Maramotti di Max Mara. Vi si chiede di prendere per mano nuovi stilisti, nuove aziende. La Camera della moda ha lanciato il concetto di tutor.
«Noi cerchiamo continuamente nuovi stilisti e nuovi prodotti. Quanto al tutor… Noi facciamo investimenti industriali per produrre abiti che le persone possano portare, paghiamole tasse, il resto sono parole. Il tutor, che concetto è? In questo periodo mi domando perché noi siamo membri delle associazioni. Ma anch'io adesso mi sto parlando addosso mentre io devo pensare a fare il mio prodotto bene e che costi meno di quello degli altri».
Come si è chiuso il 2003 per Miroglio?
«E' andato bene, anche se non come il 2002, avremo un +0,5% del fatturato e un calo dell'utile attorno al 30%. E' un anno che rispecchia due anime diverse, una distribuzione e una produzione che hanno andamenti molto differenti e che non rispecchia un novembre, dicembre e gennaio catastrofici. Saranno anche colpe nostre, non è facile dire».
Estratto da CorrierEconomia del 26/01/04 a cura di Pambianconews