Con tutte le beghe di famiglia di cui si è nutrita la nostra economia quella che stiamo per raccontare al confronto sembra una storia da libro Cuore. A tenere banco sono infatti due fratelli giovani di idee, ma ricchi di anni, abili nel confrontarsi e completarsi a vicenda, forti delle loro spiccate diversità, ma sempre uniti nel segno della stima reciproca. Così mentre Giordano, il patriarca cantastorie della casa, si propone ironico e irreverente a cominciare da se stesso, l'accomodante Manlio non manca di giocare la carta della riservatezza. Pronto però a spiazzare il barbuto consanguineo precisando che nel loro gruppo il presidente e amministratore delegato, Giordano per l' appunto, veste la casacca di ministro degli Esteri, mentre lui, vicepresidente e a sua volta amministratore delegato, quella di responsabile del dicastero degli Interni.
Sta di fatto che negli uffici milanesi della Zucchi, il gruppo leader in Europa nella produzione e distribuzione della biancheria per la casa, il cui capitale risulta spalmato «senza problemi» su tre gruppi familiari, la strana coppia, non manca di stupire fra inaspettati diritti e rovesci incrociati. Di certo un equipaggio corposo per una nave che #'ha rivoluzionato il letto degli italiani'' e che può contare su un fatturato attestato sui 405 milioni di euro, 316 dei quali relativi al prodotto finito. Con 3.500 dipendenti (dei quali oltre 2.100 in Italia e 1.200 in Francia); 340 punti vendita; sei marchi (Zucchi e Bassetti, leader di settore in Italia con alti indici di notorietà; Descamps e Jalla, primattori in Francia; Eliolona e C.Bera); 15 brand e sei licenze. Ma anche 14 localizzazioni, di cui quattro in Francia e una in India; una gamma di prodotti forte di ventimila codici di magazzino e otto milioni di sole lenzuola sfornate ogni anno; un venduto del 53% sull'estero e una leadership italiana di settore con una quota fra il 23 e il 25%, che sfiora il 50 nella fascia medio-alta. Tutti numeri che fanno capo alla holding industriale Vincenzo Zucchi, quotata in Borsa, e a diverse società controllate come Bassetti, Descamps, Mascioni e Standardtela.
«In effetti il mercato è quello che è, ma si riesce a sopravvivere. Quest'anno è andata male, ma non malissimo, con utili e fatturato in linea con il 2002: siamo cresciuti con Bassetti e Zucchi, ma calati con Mascioni per via del dollaro debole e con qualche problema in Francia».
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 5/01/04 a cura di Pambianconews