Il gigante statunitense del jeanswear Levi Strauss & Co. prevede di archiviare l’anno in chiusura il prossimo 30 novembre con risultati inferiori al previsto. Lo scorso settembre, infatti, i vertici avevano parlato di vendite stabili: invece è verosimile che scendano del 6-7% rispetto al 2002 a tassi di cambio costanti e del 2-3% considerando le oscillazioni valutarie. Questo, secondo quanto sottolineano i portavoce della società, soprattutto a causa dei problemi legati al trade, bloccato dall’attuale clima di incertezza.
Inoltre le pressioni della concorrenza hanno portato a un generale abbassamento dei prezzi con conseguente erosione dei margini di guadagno. Per finire il mercato europeo, in cui il ceo Philip Marineau e il suo staff riponevano notevoli speranze, ha registrato un andamento molto meno brillante del previsto. Questo è il settimo anno consecutivo di calo delle vendite per Levi’s, che totalizzerà per il 2003 poco più di 4 miliardi di dollari. Quanto al margine operativo lordo (compresi i costi di ristrutturazione), riguarderà dal 37 al 39% delle vendite anziché il preventivato 40-42%. L’indebitamento netto sarà di 2,1-2,2 miliardi di dollari.
’’Stiamo ristrutturando il nostro business nel Vecchio Continente e negli States , ha detto Marineau a chi gli ha chiesto quali contromisure adotterà la compagnia, in modo da rendere il passaggio dalla produzione al mercato sempre più veloce’’. ‘’Inoltre, ha aggiunto, continuiamo a lavorare sull’innovazione dei brand Levi’s e Dockers, espandendo in tutto il mondo i modelli della collezione Levi Strauss Signature’’.
Estratto da Fashionmagazine.it del 17/11/03 a cura di Pambianconews