Martedì mattina, subito dopo aver dato l'annuncio delle sue dimissioni insieme all'amministratore delegato Domenico De Sole, Tom Ford ha riunito a Londra i suoi collaboratori per rassicurarli e invitarli a non abbandonare. Non si sa se sia riuscito a convincerli. Quanto è successo due giorni fa con l'uscita di scena dei due manager più importanti di Gucci, le due persone che hanno fatto rinascere il marchio fino a farlo diventare il terzo gruppo mondiale del lusso, ha creato uno scossone dentro la società. Ma non solo dentro l'azienda, perché in realtà tutto il settore s'interroga di quali saranno le conseguenze di un fatto come questo. Il punto non è tanto, o non solo, se Pinault Printemps Redoute, l'azionista francese di Gucci, ha fatto un errore o meno, questo si vedrà da chi prenderà al loro posto. E se fosse vero uno dei nomi che circolano, quello di Rose Mary Bravo, artefice del successo di Burberry, forse i giudizi negativi potrebbero modificarsi.
Gli interrogativi che destano preoccupazione sono, invece, tutti italiani. Negli ultimi anni si è assistito a una progressiva conquista di marchi italiani da parte di gruppi francesi. Sotto l'ombrello di Gucci, e dunque del parigino Ppr, ci sono Sergio Rossi e Bottega Veneta, mentre gli antagonisti dell'Lvmh di Bernard Arnault hanno preso brand come Fendi e Pucci, oltre ad aver messo un piede, con il fondo L Capital, nel gruppo di Mariella Burani. Dopo le quote azionarie, ora si passa al management. Della famiglia Fendi, solo Carla Fendi e Silvia Venturini sono rimaste in azienda e anche l'amministratore delegato Giancarlo Di Risio è stato sostituito poche settimane fa dal francese Michael Burke (da Dior). Oggi De Sole e Tom Ford.
A fronte dell'aggressività dei concorrenti francesi, l'Italia vive un delicato periodo di transizione. Del suo nome di punta, il solidissimo Giorgio Armani (in passato oggetto di un corteggiamento assiduo di Lvmh, respinto), si attende di conoscere quale sarà il futuro, considerata l'età dello stilista. Un altro nome di rilevanza mondiale come Versace è ancora alle prese con la difficile eredità lasciata dalla morte, sei anni fa, di Gianni e di settimana in settimana rinvia la presentazione del piano che dovrebbe dare un pò di sollievo ai conti, in rosso. Prada, che ha tentato la strada di costruire un polo comprando società come Jil Sander o Helmut Lang, sta affrontando la faticosa ristrutturazione del debito. Per non dire di Finpart (Cerruti), in una situazione finanziaria talmente grave da aver rinviato, per la prima volta, il pagamento degli stipendi alla Hitman (stabilimenti). Chi osserva le cose della moda dice che questa potrebbe essere l'occasione per dare una risposta italiana. E la partita che si sta giocando in casa Versace, dove si attende che l'azionista di maggioranza, Allegra, figlia di Donatella Versace, il 30 giugno del 2004 compia la maggiore età – potrebbe esserne il centro. Molte voci si sono rincorse in questi mesi.
Estratto da Corriere della Sera del 6/11/03 a cura di Pambianconews