Dal 22 marzo al 30 aprile 2004 la Pinault Printemps Redoute dovrà pagare 85,52 dollari per ogni azione Gucci che i soci di minoranza volessero venderle esercitando l'opzione loro riconosciuta a suo tempo da François Pinault. E' questo il nuovo prezzo determinato dalla restituzione agli azionisti di 1.340 milioni di euro di liquidità che Gucci aveva in cassa. Ma il patron di Ppr sarà davvero alluvionato di azioni della maison fiorentina, e dovrà dunque tirar fuori 2,8 miliardi di dollari? Lui spera di no, soprattutto da quando le quotazioni del titolo, che è trattato a New York e Amsterdam, hanno ripreso tono superando, sia pur di poco, il prezzo d'esercizio dell'opzione.
La svolta dipende, più che dai conti di Gucci, dalla riscoperta del settore dei luxury goods da parte delle Borse. Il riscontro viene dall'andamento dei titolo Lvmh, la holding di Bernard Arnault, il rivale di Pinault: dall'inizio dell'anno Lvmh ha guadagnato il 38 per cento contro una crescita media dell'indice Cac 40, che misura la Borsa di Parigi, di solo il 2 per cento. In primavera, verrà dunque messa alla prova la fiducia del mercato nei destini della Gucci targata Ppr. Ma sarà messa alla prova anche la fiducia che in quest'azienda conserva il suo presidente, l'avvocato Domenico De Sole, impegnato per mesi in una snervante trattativa per i poteri con monsieur Pinault. Nel periodo 2002-03, De Sole ha acquistato titoli Gucci per 340 milioni di euro.
Prima dei giorni fatali della put option, Pinault ha ancora a disposizione una trimestrale e la possibilità di preannunciare i dati annuali al 31 gennaio 2004. Da agosto, assicura De Sole, le vendite sono di nuovo in aumento. E il Giappone si sta risvegliando. Basteranno queste buone notizie a conservare il nuovo smalto del titolo e a scongiurare così il salasso del padrone?
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Estratto da L'Espresso del 31/10/03 a cura di Pambianconews