Il Made in Italy va all'assalto della Grande Muraglia cinese. Secondo uno studio della società di consulenza milanese Pambianco Strategie di Impresa sono infatti già 72 i marchi italiani presenti in Cina, attraverso accordi di franchising o con punti vendita diretti. Un nuovo mercato di sbocco per le griffe più conosciute dato anche il calo dei mercati europei, ancora più sentito in Italia e in Francia.
Lo stesso studio evidenzia come il segmento lusso rappresenti solo l'1% del mercato globale della moda in Cina, che vale circa 95 miliardi di dollari. Localizzato fino ad oggi per l'80% ad Hong Kong, questo segmento lusso è esclusivamente alimentato dalle importazioni.
Secondo Carlo Pambianco, presidente della società, anche se la crescita sarà lenta e trascurabile rispetto a quella del Giappone, il mercato cinese offrirà un potenziale di crescita considerabile per i gruppi della moda italiana. D'accordo con lui anche Claire Kent della Morgan Stanley, il settore lusso in Cina è marginale ma il mercato resta altamente prioritario per i prossimi piani di espansione.
L'offensiva dei gruppi del lusso italiani in Cina arriva in un momento in cui il Ministro per l'Economia, Giulio Tremonti, ha appena annunciato la creazione di un fondo speciale (35 milioni di euro nel 2004) per fare del Made in Italy un marchio protetto in rapporto alla concorrenza sleale di certi paesi tra i quali la stessa Cina.
Estratto da Les Echos del 14/10/03 a cura di Pambianconews