Moda e auto vanno a braccetto. Il legame si stringe. Marchi automobilistici o comunque in qualche modo legati alle quattro ruote si fanno produrre su licenza linee di abbigliamento, accessori e piccola pelletteria. Lo fa Ferrari, Maserati, Pirelli, Bmw, per citarne alcuni. Lo sta facendo Sabelt, marchio torinese legato al mondo della sicurezza nell'auto da strada e nella Formula Uno che nei giorni scorsi ha inaugurato il suo primo punto vendita diretto al pubblico, aperto a Milano in Corso Venezia 23. Si tratta di una piccola, ma accattivante vetrina dove è in bella mostra una replica di un modello portato da Rubens Barrichello che il marchio sponsorizzava l'anno scorso. Nella stessa vetrina ci sono una serie di modelli simili nello stile alle scarpe indossate dai piloti di gara a cui Sabelt si ispira per disegnare le linee, mutuare le tecnologie di costruzione e i materiali. Unica eccezione è la linea disegnata in accordo con Emilio Pucci, il marchio di Lvmh che ha commissionato a Sabelt delle scarpe tipo tennis rivestite con i classici tessuti Pucci.
A portare avanti il business è la famiglia Marsiaj, che è alla sua terza generazione per quanto riguarda il fronte componenti e accessori per la sicurezza per auto da strada e da competizione. La società è guidato da Piero e Giorgio Marsiaj. Quest'ultimo tra l'altro è presidente di Trw Automotive Italia, che produce sistemi di sicurezza per il mondo dell'auto, e da poco è entrato a far parte del fondo di lusso #Charme', la società d'investimento nel lusso europeo fondata da Luca di Montezemolo e Diego della Valle. A occuparsi del business delle calzature è anche Gregorio Marsiaj, figlio di Giorgio.
Fattura 25 milioni di euro di cui 5 nella divisione calzature.
«Abbiamo trasformato le scarpe da competizione, già indossate da Eddy Irvine e Rubens Barrichello nei Gran Premi di Formula Uno in scarpe da week end» racconta il giovane Gregorio. Prossime mosse? «Stiamo valutando delle altre licenze come abbiamo fatto con Pucci. Ci sono interessamenti da parte di alcuni marchi inglesi».
Estratto da Affari & Finanza del 6/10/03 a cura di Pambianconews