La moda italiana non perde il suo fascino, ma le esportazioni languono. Il prodotto italiano negli Stati Uniti sta scontando l'influsso negativo del cambio euro-dollaro, che ha spinto molte aziende americane lontano dai beni provenienti da Eurolandia. Dopo un 2002 quasi disastroso, il primo semestre del 2003 ha dato risultati di gran lunga migliori, ma ancora negativi. Le esportazioni di prodotti di moda hanno registrato, infatti, una flessione di appena il 5,86% a quota 12,4 miliardi di dollari. La performance sul mercato americano è stata di poco inferiore a quella generale: nel primo semestre l'export del made in Italy è stato pari a 956 milioni di euro, in calo del 6,91% rispetto allo stesso periodo del 2002. La flessione è dovuta principalmente al malessere del settore tessile italiano che, nonostante sia considerato uno dei migliori al mondo, sta scontando la crisi dell'economia.
Se per le grandi maison l'espansione sul mercato americano sembra essere la strategia prevalente, per le piccole case di moda l'ingresso nel mercato Usa è sovente molto difficile. «Hanno sicuramente più scogli da superare, spiega Carlo Pambianco, un consulente del settore. Le piccole aziende non hanno l'immagine dei grandi marchi, ma devono sostenere gli stessi costi». Spesso, al mercato americano le piccole società preferiscono il Giappone e la Russia, dove le aspettative di crescita sono più immediate.
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Estratto da Il Sole 24 Ore del 30/09/03 a cura di Pambianconews