Intorno al made in Italy ormai è cambiato tutto. E' come essere entrati in un altro mondo. Poiché non ci sono, almeno per il grosso pubblico, segnali evidenti sembra che non sia cambiato niente. Ma non è vero». Renato Preti, che da tempo sul made in Italy e sul lusso in generale ha idee piuttosto severe, ha titoli per occuparsi di questo argomento perché è managing partner di Opera (un fondo di private equity che ha costituito nel 2000 insieme alla Bulgari) che si occupa proprio e specificatamente di aziende del settore Italian Lifestyle.
Perché dice che è cambiato tutto?
«Intanto, circolano delle cifre piuttosto significative. Fatti i conti sui maggiori undici players mondiali del lusso noi abbiamo che il loro fatturato nel 1999 era cresciuto di quasi il 20 percento, di quasi il 30 per cento l'anno dopo. Poi, nel 2001 la frenata. Le vendite crescono solo dell'8 per cento. Nel 2002 la crisi: scendono dello 0,4 per cento. Nel 2003 si dice che risaliranno, ma la stima corrente è che la crescita sia solo del 2,3 per cento e nel 2004 si arriverà, forse, al 5,7 per cento. Insomma, i trend di crescita del 20-30 per cento all'anno sono scomparsi. Non ci sono più».
Ma i cambiamenti non sono tutti qui, suppongo.
«Infatti, ci sono altre cose che stanno cambiando. E, di nuovo, siamo a una svolta molto importante».
Di che cosa si tratta?
«Sarebbe un discorso lunghissimo. Ma, semplificando, possiamo dire questo: negli anni 80 il made in Italy era soprattutto esibizione, ostentazione. La Milano da bere, via. Negli anni 90 si è trasformato in brand. Poiché sono uno che ha reddito, e che ha gusto, mi vesto Armani, Versace, Prada, ecc. Gli anni Novanta sono i grandi anni della marca, del brand, della griffe» .
E adesso?
«C'è una rivoluzione, e non so quanto sia stata compresa da tutti».
In che cosa consiste?
«Sostanzialmente oggi la gente non compra più cose belle per esibizionismo o perché sono firmate da una griffe famosa. Compra per piacere e per divertimento. Per avere un'emozione. E questo complica tutto».
Estratto da Affari & Finanza del 29/09/03 a cura di Pambianconews