Che gli italiani siano i più bravi a fare borsette lo dimostra il fatto che i più grandi gruppi della moda, come per esempio Lvmh, vengano a produrre in Italia, per la precisione in Toscana, gran parte degli accessori in pelle e le borse per i loro marchi. «E' il bacino produttivo più grande in Europa, spiega Giorgio Cannara, imprenditore pellettiero e presidente dell'Aimpes, l'associazione di settore. Negli ultimi anni i pellettieri francesi, tedeschi e olandesi si sono ridotti all'osso». Ma che questo patrimonio corra il forte rischio di essere in gran parte travolto è altrettanto vero. «La situazione in cui versa la pelletteria è molto più drammatica di quella delle calzature, spiega Cannara. La gente è costretta a comprare le scarpe perché si consumano. La borsa, in molti casi, più la porti e più diventa bella».
«E' un settore che fattura 3 milioni di euro con un mercato del sommerso che veleggia intorno a 1,5 milioni di euro» spiega Mauro Muzzolon, direttore dell'Aimpes. «Mettere dazi sull'importazione di prodotti fatti in Cina non risolve la situazione. Anche se ai prodotti cinesi si mette un dazio del 100% costeranno sempre molto meno dei prodotti italiani. E poi i cinesi noi li abbiamo in casa. A San Donnino, alle porte di Firenze, c'è una comunità di circa 15 mila cinesi che lavorano, quasi indisturbati nell'illegalità degli scantinati, 12 ore al giorno per 360 giorni l'anno», spiega Cannara che una decina di giorni fa ha scritto al ministro Tremonti, a nome della categoria, chiedendo che per le borse venga fatto quello che è stato fatto per il mercato dei compact disc. «Chiediamo che insieme a chi vende falsi venga multato anche chi li acquista. Questo sistema sta funzionando per l'industria dei cd».
Estratto da Affari & Finanza del 15/09/03 a cura di Pambianconews