A Bologna, nell'ufficio di Eugenio Morselli, presidente e amministratore delegato della Bruno Magli, è appeso un grande quadro di Alessandro Papetti, con titaniche gru, carrelli, macchinari, container. Un cantiere gigantesco dove si costruisce il futuro di una città. «Rappresenta bene il nostro lavoro di oggi. Anche noi stiamo ricostruendo un'azienda, la stiamo strutturando, ampliando, consolidando. Quando avremo finito, penso che sulla parete mi piacerà vedere un dipinto diverso: che so, una fabbrica, un palazzo ben rifiniti in ogni dettaglio. Un'opera compiuta, insomma». Acquistata nel 2001 da Opera (il fondo partecipato da Bulgari), che l'ha collocata all'interno di un piano strategico che prevede un investimento per il periodo 2003-2005 di 50 milioni di euro, la Bruno Magli, che fu famosa per le sue scarpe ben prima che la moda italiana riscuotesse nel mondo tanto successo, ha scelto per ritornare protagonista sui mercati, un metodo e un approccio alla moda originali nella loro assoluta concretezza che racconta in anteprima al Corriere Economia.
«A istinto, pensavamo che fosse necessario infondere un'anima nuova, ma anche sostenere e valorizzare gli aspetti più forti della personalità di questa azienda, dice Morselli. Per questo abbiamo affidato alla Gfk Recom una ricerca quantitativa, svolta in cinque Paesi europei e negli Stati Uniti. Un'indagine veramente estesa che ci ha permesso di ritrovare i punti fondanti del marchio: eleganza, comodità riassunta dall'espressione #'la calzata di Magli'' che sta a indicare comfort ma anche stile, e un certo classicismo all'italiana, che significa colore, piacere, gioia di vivere. Noi vogliamo mantenere queste caratteristiche, rendendole però contemporanee e frizzanti».
«Tutti i marchi storici, e Bruno Magli figura tra questi essendo stato fondato nel 1936, hanno l'ossessione di essere contemporanei, attuali. Un traguardo che è anche una questione di marketing, parola che a volte nel nostro settore viene vista con sospetto, come se fosse il contrario della creatività. Virtù che è importante ma da sola non basta a determinare il successo».
Estratto da CorrierEconomia del 15/09/03 a cura di Pambianconews