La prima volta che ha cambiato la sede dell'azienda, ha cominciato a scrivere l'indirizzo nuovo un anno prima di trasferirsi. è fatto così Attilio Strazza. Incapace di stare fermo. Quindi ora nell'attesa di traslocare da Como a Milano, freme. Anche perché non ha mai fatto mistero che gli stesse un po' stretta la cittadina dove nel 1979 ha fondato la sua azienda, la Olmetto, prendendo a prestito il nome che il papà aveva dato alla loro villa sul lago. Il must assoluto di Olmetto è la totale riservatezza. «Mai usato i marchi in licenza come passpartout», precisa. Che non ha mai creato una collezione firmata Olmetto per non andare in concorrenza con le griffe. «Tranne una volta, quando abbiamo fatto una linea di cravatte. Ma era un test e dopo sei mesi e 45mila pezzi venduti l'abbiamo ritirata dal mercato».
Oggi l'azienda fattura 40 milioni di euro, realizzati per il 96% all'estero: Usa, Asia, Inghilterra. Agli accessori uomo e donna, che valgono circa il 40% del totale ciascuno e sono di fascia altissima, si aggiungono i tessuti e due business più recenti: le calze (con una nuova acquisizione) e la lana (in partnership con gli industriali biellesi).
Ma Strazza ama guardare avanti e parla già d'altro: una linea di tessuti e accessori per la casa. Anche se il progetto che gli sta più a cuore è un altro: «Ho deciso di entrare nell'alimentare e comincerò con la bresaola kosher: ho già preso contatti negli Usa per la certificazione».
Estratto da Gente Money del 29/07/03 a cura di Pambianconews