Si è consumata sulla licenza degli occhiali di Giorgio Armani la contesa tra Luxottica e Safilo, due società con dimensioni molto diverse (una ha tre volte il fatturato dell'altra). Come si ricorderà, la licenza di Armani è passata da Luxottica (sui cui ricavi pesava per il 7,4%) a Safilo e, a seguito di questo, Luxottica (società nella quale Armani resta azionista con il 5% del capitale) ha acquisito gli occhiali di Versace. I bilanci mettono in luce due buone società, tra le poche italiane che fanno industria vera in un mercato molto competitivo. E tra le poche davvero internazionali.
Luxottica, in particolare, in un panorama che ha sempre visto le aziende italiane fare acquisizioni all'estero con fatica, non solo è riuscita là dove altri hanno fallito (ha preso Ray-Ban, che ha rilanciato con grande successo, poi la catena Sunglass Hut e oggi ha in corso un'Opa sull'australiana Ospm), ma è anche riuscita a integrare realmente ciò che ha comprato. Tra i due gruppi degli occhiali c'è, però, un discrimine di fondo: il peso del debito. Tutte e due le aziende si sono indebitate per acquisire e, in termini assoluti, le cifre sono importanti per entrambe. Ma mentre per Luxottica l'indebitamento appare fisiologico, per Safilo sembra essere più pesante da sostenere. Se, infatti, si prende il rapporto tra cash-flow (utili più ammortamenti) e debiti bancari, si vede che per il gruppo di Del Vecchio questo è pari a 37,4% mentre per l'azienda di Vittorio Tabacchi è del 9,1%. Ciò significa che, allo stato attuale, la prima copre il suo debito con tre anni di cash-flow, mentre alla seconda ne occorrono più di dieci.
Diversa è anche l'origine dell'esposizione finanziaria. Mentre Luxottica, come abbiamo detto, ha fatto grosse acquisizioni industriali, Safilo deve ancora sostenere il peso delle divergenze che erano emerse in passato nell'azionista di controllo, la famiglia Tabacchi, e che portarono alla vittoria dell'attuale socio di maggioranza. Nel bilancio 2002 di Safilo vi sono, infatti, ammortamenti per avviamenti per 23,8 milioni di euro, oltre due volte l'utile netto che pure è stato in forte crescita e ha raggiunto i 10,3 milioni (»43%): la maggior parte degli ammortamenti si riferisce all'Opa con cui la società fu tolta dalla Borsa. Nelle scorse settimane Safilo ha emesso un junk bond da 300 milioni di euro a 10 anni, al tasso del 9,625%.
Estratto da CorrierEconomia del 14/07/03 a cura di Pambianconews