Chiude una delle botteghe mitiche di Milano. Una storia durata 35 anni e che si pensava non dovesse finire mai. E invece, come nelle migliori tradizioni, la parola fine è stata apposta anche al negozio di Fiorucci di Galleria Passerella in corso Vittorio Emanuele, il cuore di Milano. Ieri sera è scesa la «cler». «Ma non è vero, precisa subito Elio Fiorucci. Si volta pagina, si aprono nuovi confini, si guarda al futuro. Cambiare, questa sì è una parola nuova. E il cambiamento fa parte della mia vita».
Lei ci aveva abituati male però, con lei nasceva una nuova era: lanciò il bikini, rese il tatuaggio una tendenza, promosse artisti come Keith Haring, Andy Warhol, Jean Michel Basquiat. E ora?
«Ora ho mille progetti. Oltre al negozio, una vera chicca da vedere, tutto affrescato da un'artista italiana molto promettente, Daniela Madeddu, che ha scelto disegni di mille facce, donnine di tutte le etnie, cuori, fiori, colori a più non posso, c'è il progetto con Oliviero Toscani. Sarà una società, #'Cucu'' sognare senza spaventare. Vogliamo studiare comunicazioni per le imprese e per le persone. Una sorta di officina delle idee. Oggi la comunicazione è sempre più importante mentre è fatta in modo grossolano e da gente poco esperta. Andiamo verso una società bisognosa di etica per dimostrare la vera anima. E la comunicazione deve basarsi su quello e non per una pubblicità fine a se stessa. Una pubblicità sì delle imprese ma con l'anima delle cose».
Qual è il rapporto di Elio Fiorucci con Milano?
«Io sono nato a Milano e in questa metropoli mi trovo bene, completamente a mio agio. Credo che sia la città più vivibile in Italia, forse seconda solo a Roma; però Milano ha delle caratteristiche di efficienza e professionalità che nessun'altra città italiana può vantare».
Estratto da Il Giornale del 2/07/03 a cura di Pambianconews