Nella boutique di Laura Biagiotti si fa posto all'uomo e c'è spazio per altre licenze. La stilista romana ha già un portafoglio di diciassette licenze, che le assicurano due terzi dei 15 milioni di euro fatturati con la moda.
Signora Biagiotti, quanto conta l'uomo nella sua azienda?
Conterà sempre di più. Abbiamo una licenza con la Sanremo, del gruppo Inghirami, mentre noi produciamo la maglieria. Le vendite ai consumatori finali valgono circa 6 milioni di euro e l'anno scorso sono cresciute del 18% ma c'è ancora un enorme spazio di crescita: per il futuro maggiori possibilità di mercato sono proprio nell'uomo.
Come state operando sull'abbigliamento maschile?
Dobbiamo conquistare soprattutto i giovani e in questo mia figlia Lavinia, con i suoi 25 anni, ha un ruolo importante. Bisogna interpretare il loro mercato, è un vivaio importante di utenza da seguire. Le collezioni sono sdoppiate: una più formale, l'altra più sportswear.
La crescita del suo marchio è legata anzitutto alle licenze. Che contributo danno alle vendite?
Il 90% dei 200 milioni di euro di vendite nei negozi. Il merito è stato capire prima del tempo che le royalty erano una straordinaria miniera d'oro. Oggi abbiamo una struttura di dieci creativi che si occupano solo di licenze e anche in questo caso c'è un grande impegno di mia figlia.
Ha in programma nuovi accordi di licenza?
Abbiamo diverse richieste, soprattutto dall'estero. Finora, a parte i profumi con Procter & Gamble, le licenze globali sono affidate ad aziende italiane. Di recente siamo tornati negli orologi con la Time force e abbiamo prodotto la collezione bambino. L'ultima licenza firmata è nell'oreficeria, con un'azienda di Arezzo. Ma ne faremo altre.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 25/06/03 a cura di Pambianconews