«Il senso del bello, dello stie, dell'alta qualità può salvare il made in Italy. Noi imprenditori dobbiamo esaltare questa capacità e il Governo deve incoraggiare queste scelte». Per Vito Artioli sono questi i punti di forza delle calzature italiane e solo così il made in Italy potrà restare forte. Senza questa scelta, la delocalizzazione diventa inevitabile.
«Abbiamo spedito a Hong Kong la collezione ma per un po' di tempo non l'ha vista nessuno. E negli Stati Uniti, che sono il nostro primo mercato, le vendite sono in calo». Ma Artioli non intende fare passi indietro e continua a produrre a Tradate non più di cento paia di calzature al giorno.
«Nel mio caso, dice Artioli questa idea è estremizzata: ho 40 dipendenti e realizzo calzature che talvolta costano qualche migliaio di euro. Facciamo correzioni su misura per alcuni clienti. Più si è di alta gamma, più il cliente è esigente». Ma il suo ragionamento, spiega l'imprenditore lombardo, vale per molte altre aziende che lavorano sulla fascia alta di prodotto.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 13/06/03 a cura di Pambianconews