Controlla gli ultimi dettagli, meticoloso come sempre. Perché oggi sia tutto davvero perfetto: Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada, è in Giappone per l'inaugurazione del nuovo «Epicentre concept store», una boutique su sei piani, in un edificio avveniristico nel cuore di Aoyama, uno dei quartieri della moda di Tokio. Una scelta
che rafforza la scommessa sul mercato nipponico: quest'anno, Prada aveva già aperto un flagship store nel quartiere di Ginza e una boutique dall'altra parte della città.
Signor Bertelli, non ha paura della crisi del Sol levante?
Assolutamente no. Questo è un mercato tutto sommato sicuro: anche quando quello mondiale va male, in Giappone le flessioni sono contenute. E poi qui Prada è sempre andata avanti.
Con quali risultati?
La nostra controllata nel 2002 ha realizzato ricavi per 30 miliardi di yen (al cambio attuale, oltre 215 milioni di euro), in crescita di oltre il 10% rispetto all'anno precedente. L'Ebitda è aumentato del 53% a quota 1,4 miliardi di yen. Riusciremo a crescere anche quest'anno: puntiamo a un fatturato di 35 miliardi di yen (pari a 251 milioni di euro).
Quanto può incidere l'euro forte sull'andamento di questo mercato?
è un problema e lo sarà soprattutto se si arriva a quota 150 yen (oggi siamo a 139). Noi ci siamo coperti contro il rischio di cambio. Ma Prada e tutte le altre aziende devono ugualmente essere più competitive e avere una gestione più oculata per recuperare non solo con le coperture, ma anche con maggiori efficienze.
Quanto conta l'Estremo Oriente per Prada?
Il Giappone, assieme al resto dell'Estremo Oriente, nel 2002 ha generato il 26% dei ricavi del gruppo e rappresenta uno dei mercati su cui puntiamo di più quest'anno, assieme agli Stati Uniti e al Regno Unito. Negli altri Paesi europei, invece, la situazione resta difficile, soprattutto in Germania, vittima della recessione. Ma anche Parigi e Milano soffrono, penalizzate dal calo del turismo internazionale.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 6/06/03 a cura di Pambianconews