Con i collaboratori Domenico De Sole, il grande boss di Gucci, minimizza e rassicura: non ci saranno cambiamenti. Resteranno, insomma, sia lui che il designer Tom Ford, cioè gli artefici di quella storia di successo che Gucci rappresenta, e non solo per il settore del lusso. Ma le continue prese di posizione pubbliche di De Sole, «Andremo avanti a lavorare solo se ci sarà garantita l'indipendenza», non sembrano portare esattamente in questa direzione. E non è un caso che il recente maxi-dividendo deciso dalla società sia stato interpretato dal mercato come la presa d'atto di una resa. Resa che non potrà che essere seguita, si ritiene, allo stato, da una più definitiva, quando nel 2004 l'azionista Ppr lancerà l'Opa su Gucci. La restituzione di capitale agli azionisti, per chi ha molti soldi in cassa come Gucci, non è cosa insolita ed è secondo i tecnici un indicatore di buona gestione.
Ma, allo stesso tempo, quel denaro rappresenta anche un punto di forza per il management che difficilmente lo lascia andare senza fiatare. Nel caso di Gucci, poi, significa escludere con decisione eventuali nuove acquisizioni. Insomma, è una mossa che riduce le possibilità di muoversi in autonomia. Il contrario di quello che dice di volere De Sole. Su quello che succederà in Gucci c'è, ovviamente, grande attesa. L'identificazione con la società è fortissima. E il momento di mercato difficile. L'opinione che si raccoglie è che più che dall'azionista Pinault molto dipenderà dalle reali intenzioni di De Sole, che ormai molti successi li ha raccolti (diversa, a questo proposito, la posizione del ben più giovane Tom Ford).
Nel gruppo, intanto, si attende di conoscere il nome del nuovo amministratore delegato di Sergio Rossi, dove, dopo l'uscita di Massimo Braglia, la posizione è occupata ad interim da Marco Gentile, direttore finanza e controllo. Nuovo esodo invece da Versace, dopo quello di marzo del direttore generale Giovanni Galbiati: si dice, infatti, abbia lasciato anche Matteo Mascazzini, cfo del gruppo, per contrasti sulle spese. E, a proposito di Versace, che la prossima settimana terrà la sua assemblea su un bilancio, De Sole ha smentito la riedizione di un vecchio progetto di unione con il marchio della Medusa. Ipotesi che era già stata esclusa a marzo dal presidente di Versace, Santo, a Corriere Economia, ma che pure continua a circolare.
Nemmeno il rientro di Jil Sander ha messo a tacere le voci, sempre intense, su questo marchio, accendendone anzi di ogni genere. La più accreditata, e smentita dal gruppo Prada che ne possiede la maggioranza, è che il ritorno della stilista sia avvenuto per poter meglio vendere l'azienda. Ma si racconta anche che Jil Sander vorrebbe riavere la proprietà del marchio e per questo avrebbe avviato contatti con il gruppo francese Lvmh. Tra le ipotesi di fanta-moda, infatti, c'è quella di un intervento della stilista su Fendi in cambio di un importante contributo economico. Chiacchiera che, a sua volta, evidenzia il raffreddamento dei rapporti tra il direttore creativo di Fendi, Karl Lagerfeld, e la proprietà (Lvmh), che sta rinnovando l'intera struttura e che trova ormai troppo abitudinario, stanco, il lavoro più che trentennale del designer.
Estratto da CorrierEconomia del 2/06/03 a cura di Pambianconews