Gli estimatori italiani della storica #bottondown' firmata Brooks Brothers avranno di che essere contenti visto che il marchio americano sbarca a Milano. A settembre il brand, rilanciato da Claudio Del Vecchio, apre in Corso Matteotti al 7 il suo primo negozio europeo. La prima fase dello sviluppo italiano, dopo aver rilevato, poco più di un mese fa la licenza della distribuzione italiana del marchio americano da Diego Della Valle, prevede il raddoppio dei negozi multimarca rispetto ai settanta attuali in cui viene venduto. «Pensiamo di essere accolti bene dal consumatore italiano che però ci identifica solo con la camicia. Mentre in negozio ci sarà di tutto: abiti, scarpe, mutande, calze, borse» spiega Claudio Del Vecchio che, figlio primogenito di Leonardo Del Vecchio, è presidente e unico proprietario di Retail Brand Alliance, la sua holding di moda a cui fa capo da circa un anno e mezzo Brooks Brothers.
Quando ha comprato, poco meno di un anno e mezzo fa Brooks Brothers ha detto che voleva farlo ritornare ad essere il mito che era una volta. Ci sta riuscendo?
«Quando lo abbiamo acquisito, i prodotti non erano all'altezza del marchio. La qualità, negli ultimi anni, era passata in secondo piano. Noi abbiamo cercato di riconquistare i vecchi clienti proprio lavorando sulla qualità. Abbiamo reintrodotto gli abiti di fascia alta, ma contenendo i prezzi grazie alle sinergie con le strutture del gruppo Retail Brand Alliance. E il mercato ci sta riconoscendo il lavoro fatto».
Oltre al lavoro sul prodotto?
«Stiamo rimettendo in sesto tutta la catena dei negozi. Ce ne sono alcuni che non sono mai stati risistemati da 40 anni. Ma il numero dei negozi è rimasto identico: oggi il brand ne ha 160 in America di cui 80 sono factory store. Ce ne sono 65 in Giappone, contando corner e negozi, che sono in joint venture con un distributore locale e 15 negozi in franchising Tra Hong Kong e Cina».
A luglio chiudete l'esercizio fiscale 2003. Con quali risultati?
«Il fatturato del marchio negli ultimi sei anni è rimasto fermo. Attraverso il sistema delle promozioni erano riusciti a tenere stabili i volumi. Noi abbiamo eliminato le vendite fatte sul prezzo piuttosto che sul prodotto. Il che non ci ha fatto crescere in termini di fatturato, ma in termini di margini. Il marchio ha ricominciato a guadagnare e realizza un utile netto del 6% sui ricavi, pari a 500 milioni di dollari negli Stati Uniti e 100 in Giappone. E' successo il contrario per gli altri marchi della holding: abbiamo fatto più promozione nelle vendite e quindi sono calati i margini. A livello consolidato Retail Brand Alliance chiude con 1400 milioni di dollari di fatturato in linea con l'anno scorso. L'utile netto è di circa il 3%».
Estratto da Affari & Finanza del 12/05/03 a cura di Pambianconews