Un anno e mezzo fa Mango in Italia non c'era. Poi, ha aperto il primo negozio a Sanremo. E oggi, con la seconda inaugurazione fatta la scorsa settimana a Torino, è arrivato a sette punti vendita, destinati a diventare una dozzina entro l'estate. Il progetto più importante riguarda Milano, nella centrale via Torino, in un ex cinema come il diretto concorrente Zara di Inditexk, che sarà pronto in agosto. Mango è il secondo gruppo esportatore di moda femminile della Spagna, dopo Inditex, con un giro d'affari dichiarato di 950,3 milioni di euro tra negozi propri e in franchising (+12,9%) e utili in crescita del 2% (la cifra non è resa nota). Ed è, secondo un modello che sta conquistando sempre più spazio, una catena di moda a prezzo accessibile. è di proprietà dei fratelli di origine turca Isak e Nahman Andic.
«C'erano molte barriere, l'Italia è un mercato dominato da grandi marche come Max Mara, Benetton, Stefanel, dice Isak Halfon, responsabile dell'espansione internazionale della società, da 26 anni in Mango . Ma ci contiamo molto».
Quali obiettivi avete?
«Nel giro di un paio di anni dovremmo arrivare ad avere tra i 20 e i 25 negozi, che contribuiranno per il 7-8% al fatturato del nostro gruppo».
Come vanno le vendite?
«Abbiamo buoni risultati. A Sanremo siamo il 30% sopra le nostre previsioni, per gli altri negozi è difficile dire qualcosa perché è troppo poco tempo che li abbiamo inaugurati. Ma, per esempio, il punto vendita di Roma, dopo soli due mesi di apertura, è il 19� per fatturato di tutto l'universo Mango».
Come definisce la crisi che sta toccando la moda? E quanto la sentite?
«è molto diversa da quella dell'Asia di alcuni anni fa. Allora, non ne risentimmo in alcun modo. Oggi ci sono mercati, come la Germania, che sono in grave difficoltà, e altri, come la Francia e la Gran Bretagna, in cui sembra non esserci, noi almeno stiamo crescendo».
Di questi tempi tutti i gruppi del settore puntano sulla Cina, peraltro sconvolta dalla Sars, e sulla Russia.
«In Cina abbiamo cinque negozi e altri cinque li apriremo a breve: pensiamo che il mercato avrà un boom, ma non nel breve periodo. La Russia, invece, è una vera sorpresa. Così come tutto l'Est europeo, da dove ricaviamo il 5% del nostro fatturato».
Estratto da CorrierEconomia del 28/04/03 a cura di Pambianconews