#'La guerra irachena è arrivata in un momento di grandi difficoltà per l'economia mondiale. E, ovviamente, ha aggravato la situazione. Adesso, se la guerra finisce, ci sarà un miglioramento. E quindi potremmo anche avere dei rimbalzi positivi. Ma il quadro di fondo non cambia di molto: ci aggiriamo dentro un'area di stagnazione/deflazione. Questo era vero prima della guerra e sarà vero anche dopo''. Innocenzo Cipolletta, presidente della Marzotto e della Ubs Warburg Italia, non crede a un forte ripresa alla fine del conflitto in Irak.
Non crede in una ripresa rapida, in un rimbalzo dell'economia.
''Le previsioni in questo caso non sono molto difficili. In Europa (e in Italia) di fatto ci aggiriamo intorno alla crescita zero. Quando si faranno i consuntivi si scoprirà che saremo stati sopra o sotto lo zero di qualche decimale. Ma questo non è importante. Di fatto, le ripeto, stiamo viaggiando intorno alla crescita zero. Economia piatta''.
Vale anche per l'Italia?
''Vale per l'Europa e quindi anche per l'Italia. Non ci sono motivi perché in Italia le cose vadano meglio rispetto al resto dell'Europa''.
E l'America? E' da lì che si aspetta sempre l'arrivo della ripresa.
''Tradizionalmente gli Stati Uniti hanno circa un punto e mezzo di crescita in più dell'Europa. E quindi potranno arrivare all'1,5 per cento, poco più sotto, poco più sopra. Le cifre del dopoguerra sono queste e non credo che possano cambiare di molto, a meno di enormi sorprese. Sono cifre basse, deludenti. Ma non è possibile sperare in qualcosa di meglio. D'altra parte, sono cifre sulle quali si sta ragionando da tempo. La guerra è stata, sotto questo aspetto, solo un elemento che ha disturbato un po' le previsioni, ma non ha cambiato la sostanza delle cose''.
Ma in futuro cambierà qualcosa o siamo condannati per l'eternità alla crescita lenta?
''La grande scommessa, per i futuri decenni, rimane la Cina, insieme agli altri paesi emergenti''.
Cioè?
''La Cina oggi è soprattutto un produttore, nel senso che là si fabbricano molte cose con un basso costo del lavoro. Ma, mano a mano che si aprono fabbriche e uffici, cresce anche il reddito e la Cina comincia a essere anche un consumatore. Ecco se la Cina-consumatore crescerà in fretta, allora tanti problemi di oggi verranno superati. Ci sarà più equilibrio. Ci sarà più gente che compra cose, prodotti. E quindi anche la sovracapacità produttiva di cui soffriamo oggi verrà ridotta. Insomma, l'economia potrà tornare a correre. Anche se tutto questo, è ovvio, non è per il mese prossimo''.
Estratto da Affari & Finanza del 14/04/03 a cura di Pambianconews