The party is over. La festa che è finita, secondo la banca d'affari Morgan Stanley che così ha titolato il suo ultimo report, è quella del lusso. Un settore legato a doppio filo agli umori delle persone e ai flussi turistici dall'Oriente, sui quali soffiano minacciosi i venti di crisi e di guerra. Ma per Tiffany & Co le cose non sono andate poi male, malgrado la flessione delle vendite in Giappone: l'anno scorso il gioielliere della Fifth Avenue ha chiuso con un fatturato in crescita di oltre sei punti percentuali (-1% considerando soltanto i comparable stores, cioè le boutique monomarca aperte da almeno un anno) e un incremento dell'utile netto che si avvicina al 9,5%. Sarà per questo che Cesare Settepassi, presidente di Tiffany Italia e vicepresidente del gruppo in Europa, minimizza.
Ma quanto vale la gioielleria soft, meno impegnativa, rispetto a quella alta?
''Diciamo che il gioiello in argento, per esempio, influisce per un 20% sul totale. Il brillante, segmento top per eccellenza e per noi storicamente importantissimo, pesa per oltre il 5%.''
è vero che il mercato italiano è molto difficile?
''E' quello in cui il design e la moda sono più sentiti rispetto agli altri Paesi: tutto passa alla svelta, viene bruciato, superato dall'ultima novità. Malgrado questo, Tiffany viene apprezzata: evidentemente quindi c'è anche chi ha voglia di cose più stabili, senza tempo. Detto questo, l'Italia, con i suoi tre negozi a Roma, Milano e Firenze, pesa abbastanza poco sul business del gruppo. Ma, come l'Europa, che vale il 10% del totale, è la regione in cui si costruisce l'immagine, dove l'attenzione e il successo conquistati si ripercuotono nel resto del mondo. Non per niente ci chiamano Vecchio Continente…''
Ritornando ai numeri, come sarà il 2003?
''Penso che sarà un anno di ripresa e qualche segnale si vede già sui mercati asiatici e americani. In Europa Tiffany è in una posizione più vantaggiosa perché stiamo guadagnando terreno e aumentando il nostro market share. Contiamo di aprire dei negozi in Spagna, dove non siamo presenti al momento, in Germania e in Gran Bretagna, il Paese europeo dove siamo più forti. Ma tutto va preso con le pinze: viviamo in un mondo in cui fare previsioni che vanno al di là delle 24 ore è una vera impresa''.