Trenta milioni di euro di investimenti nel prossimo triennio, finalizzati all'apertura di un centinaio di nuovi negozi, per sostenere una crescita in controtendenza con la crisi generalizzata dei consumi. Bata Italia, dopo aver chiuso il 2002 con un fatturato di 256 milioni di euro (in crescita del 12% rispetto all'anno precedente) e un risultato operativo che sale dal 5,7 al 6,3%, rilancia prontamente per sfruttare un successo che secondo l'amministratore delegato Fabio Tronchetti deriva principalmente dall'individuazione del target.
Nel corso del 2002 i negozi Bata Italia sono saliti a quota 311. «Il nostro obiettivo per il prossimo triennio, sottolinea Tronchetti, è raggiungere una dimensione competitiva a livello europeo con 500 milioni di euro di fatturato ed almeno altri cento negozi: 20 nei centri storici, 50 fra centri e parchi commerciali e 30 specializzati nello sport con il marchio Athletes World. Stiamo anche valutando la possibilità di una o più acquisizioni e guardiamo a piccole catene di calzature o abbigliamento con 20-30 negozi che rispondano però alle tipologie della nostra rete».
Per mantenere competitività Bata Italia ha dovuto ridurre il ricorso a fornitori italiani: oggi è made in Italy solo il 50% del venduto, un 20% è di provenienza europea, il resto arriva dal Far East che incrementa del 50% ogni anno la propria quota.
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 20/03/03 a cura di Pambianconews