Il futuro del gruppo Ppr (Pinault�Printemps�Redoute) è sempre più legato al lusso e alla grande distribuzione di qualità. Per questo la partecipazione in Gucci è centrale in questa strategia e Ppr è sempre più convinto di avere fatto un ottimo affare. Per questo, anche, la partecipazione è stata portata nelle ultime settimane al 60% circa, con un investimento di circa 4,6 miliardi di euro, che salirà a 7,1 miliardi di euro (al netto di 1,5 miliardi di cash presenti in Gucci) non appena nel 2004 il gruppo eserciterà la sua opzione sul restante 30% del capitale della casa fiorentina a un prezzo già fissato di 101,50 dollari per azione.
Ieri, nel corso di una conferenza stampa per la presentazione dei dati 2002, il presidente di Ppr Serge Weinberg si è detto più che soddisfatto dell'attuale situazione. Ed in particolare sul futuro di Gucci che a suo avviso non ha una «struttura fragile», come ha dichiarato recentemente Tom Ford. L'andamento complessivo di Ppr lo scorso anno è stato in linea con quelle che erano le previsioni. Vale a dire, bene per quanto il risultato netto, raddoppiato a quota 1,59 miliardi di euro, rispetto ai 752,7 milioni dell'anno prima, ma meno bene per quanto riguarda il risultato operativo, in ribasso del 7,7% da 1,98 miliardi a 1,83 miliardi circa.
La cifra d'affari consolidata è rimasta sostanzialmente stabile a quota 27,37 miliardi di euro (27,7 miliardi l'anno prima), mentre l'indebitamento finanziario è diminuito del 23% circa a 4,9 miliardi di euro, contro 6,4 miliardi di euro nel 2001. Infine, per quanto riguarda il 2003, Serge Weinberg ha preferito non fare previsioni, pur ribadendo la solidità del gruppo e le scelte strategiche fatte. Ad ogni buon conto la cifra d'affari dei primi due mesi, a dati omogenei, è stata in aumento del 2,6%, rispetto all'analogo periodo dell'anno prima.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 6/03/03 a cura di Pambianconews