Domenico De Sole, amministratore del gruppo Gucci, è impegnato su parecchi fronti. Con il mercato, soprattutto, difficile per tutte le imprese ma particolarmente impegnativo per quelle dei beni di lusso come Gucci. E con il futuro assetto azionario di un gruppo che, insieme al designer Tom Ford, ha portato al successo e che ha davanti a sé una scadenza importante: marzo 2004, anno nel quale l'azionista di maggioranza francese Ppr (Pinault Printemps Redoute) si è impegnato a lanciare un'Opa sull'intero capitale Gucci a 101,5 dollari (oggi quota attorno a 87 euro).
Lei ha detto the nessuno sta bene in questo momento, anche chi afferma il contrario.
« Questo è un momento difficile in generale per l'industria a le imprese meno forti soffrono di più. Ma le aziende dei beni di lusso sono motto profittevoli e continuano a esserlo anche nei momenti difficili. Gucci, per esempio, farà profitti operativi del 28%. E questo nonostante ci siano stati l'11 settembre, il terrorismo, il crollo del mercato azionario e ora la guerra… Tutte le aziende del lusso, se ben gestite, hanno margini di profittabilità alta, da Hemès a Lvmh, da Prada a Chanel».
La sfida Yves Saint Laurent sembra più difficile del previsto: gli utili sono rinviati al 2005.
« Gucci ha acquistato un'azienda finita, siamo ripartiti da zero, l'abbiamo riposizionata in modo incredibile e lo scorso anno Ysl ha avuto 128 copertine di riviste di moda. Stiamo ancora cercando di diventare profittevoli net 2004 ma, viste le difficoltà attuali dell'economia, abbiamo detto che i profitti potrebbero anche arrivare nel 2005. Con l'incertezza che c'è, bisogna essere ragionevoli» .
Avete annunciato il rientro operativo di Brian Blake, a capo di Boucheron a Gucci Group Watches dove ha preso il posto di Massimo Macchi. Si dice che questo abbia creato tensioni interne, soprattutto con il Ceo della divisione Gucci, Giacomo Santucci.
«Sono vent'anni che Brian lavora con me. Non era mai andato via da Gucci ma si era preso un periodo di riposo con l'idea che sarebbe tornato e io sono contentissimo che l'abbia fatto. Quando a Santucci, è una persona straordinaria, con la quale ho ottime relazioni e rispetto. Anzi, se c'è stato un ruolo che è andato al di là della tradizionale gestione di Gucci è proprio il suo, visto che è coinvolto anche nella produzione delle altre aziende del gruppo» .
Come giudicala politica italiana per le aziende della moda?
«Sono cittadino americano, non parlo di politica. Quello che posso dire è che quando, a Scandicci, si parlava di fare una scuola di pelletteria l'abbiamo fatta noi. Facciamo, non chiediamo».
Estratto dal Corriereconomia del 24 febbraio a cura di Pambianconews