Nonostante la battuta d'arresto nel corso del 2002, l'Italia resta uno dei mercati principali per gli orologi svizzeri. Nei primi undici mesi dell'anno passato il nostro Paese ha conservato il quarto posto nella classifica dell'export elvetico, alle spalle di Usa, Hong Kong, Giappone, secondo i dati della Federazione dell'industria orologiera elvetica. è vero che il valore dell'import italiano è appunto calato del 3,3% rispetto al corrispondente periodo 2001 a 747,5 milioni di franchi. Ma è anche vero che il rallentamento economico si è fatto sentire per molti dei Paesi che sono acquirenti tradizionali, come Francia e Germania.
La Svizzera è il principale polo produttivo nel settore per quel che riguarda i valori in campo ed esporta circa il 90% della sua produzione, pari solo al 5-6% della produzione mondiale ma ben al 50-60% del valore. In altre parole, la Svizzera ha la leadership nella gamma medio-alta e può quindi contare su ricavi molto più elevati rispetto a quelli dei poli concorrenti.
Tre le fasce: quella dei grandi gruppi dell'industria degli orologi; quella dei marchi piccoli e medi; quella dei gruppi internazionali del lusso, che negli ultimi anni hanno creato o potenziato forti rami orologieri. Della prima fascia fanno parte anzitutto tre gruppi, cioè Swatch, Richemont-Cartier e Rolex. La seconda fascia ha subito le incursioni dei grandi gruppi ma può ancora contare su decine di marchi, in parte storici in parte più recenti. La terza fascia registra infine la presenza di big come la francese Lvmh, ma anche di nomi del made in Italy come Gucci e Bulgari. Questi e altri protagonisti del lusso hanno acquisito marchi e hanno sviluppato insediamenti produttivi e commerciali nella Confederazione elvetica, con una accelerazione negli ultimi anni. Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 17/01/03 a cura di Pambianconews